Va pensiero, al parlamento una domanda:

L’Italia ha la sua sovranità nazionale?

O, mia Patria, spero tu non sia perduta, gli italiani hanno combattuto molte guerre per essere unita e libera, tutto questo fu possibile, perchè i tuoi migliori figli si immolarono per nobili ideali e l’Italia difese la libertàe conquistò l’indipendenza, ed attivamente opera per la pace nel mondo.  L’Italia repubblicana ha ereditato: L’inno nazionale che ne descrive l’epopea dalle origini all’unità d’Italia; la bandiera che è il vessillo dai tre colori: verde, bianco e rosso, meglio descritta dal poeta e scrittore Giosuè Carducci, da oltre due secoli simbolo sacro della nostra identità nazionale; ed il popolo con le radici cristiane, con le tradizioni e le sue Istituzioni, ma soprattutto libera e sovrana, capace di poter difendere il territorio nazionale. Ed ora chiedo a me stesso, dov’è l’Italia, la mia patria.

Le guerre del risorgimento, la I guerra mondiale, la monarchia, il regime fascista e la II guerra mondiale, in quell’epoca remota non fu un paradiso, ma con un popolo unito, ordinato e disciplinato ed i responsabili della politica nell’arco del periodo dal risorgimento al 1938, ebbe il senso dello stato e credette ai valori umani e cristiani. Vi assicuro che non ci fu ricchezza,e molto lontani dall’abbondanza, ma non mancò l’assistenza, l’educazione e sanità supportato dall’apparato statale che assicurò l’insegnamento scolastico ed il servizio ospedaliero a tutti i figli delle famiglie italiane. Se oggi  la maggioranza del popolo italiano parla perfettamente la lingua di Dante, quello è merito della politica interna promossa dal ventennio. In quel periodo le famiglie furono molto più protette ed i bimbi d’Italia crebbero sani, disciplinati ed osservanti alle leggi di quel periodo.

E che dire dello Sport italiano che conquistò i suoi meritati primati in moltissime discipline sportive. Gli italiani non pretesero miracoli economici perchè le forze lavoro furono impegnate prevalentemente per l’agricoltura. Per trasformare la nostra economia su nuovi orientamenti di carattere industriale e le deficienze di sempre, furono ieri come oggi, la mancanza delle materie prime. Agli industriali italiani la materia prima fu possibile trasformarla, ma la riorganizzazione industriale su scala nazionale non fu possibile realizzarla in tempi brevi. La politica colonialista molto più estesa faceva ombra nonché ostacolata dagli alleati della I guerra mondiale, in modo particolare l’Inghilterra e la Francia, che per l’attraversamento del Canale di Suez le truppe italiane inviate in Africa Orientale, l’Italia di allora, dovette pagare in oro per ogni legionario a bordo delle navi destinate nei lontani territori del Continente africano (Eritrea, Somalia e per ultima l’Etiopia).

Per quanto fosse stata superata quella politica coloniale, comunque fu praticata anche da molte nazioni europee, i nostri legionari per il brevissimo tempo di permanenza lasciarono un segno tangibile con l’amministrazione coloniale che ebbe a costruire le scuole, gli edifici ed altre strutture. Le strade, testimonianze della continuità che una ventina secoli e prima della nascita di Gesù Cristo, i legionari dell’Impero Romano seppero costruire strade e edifici, che il tempo non ha cancellato. Quanto descritto non è retorica, ma un pensiero alla memoria come furono gli italiani, l’epoca vissuta e come fu gestita la politica interna ed estera. infatti, l’italiano all’estero, non solo era rispettato ma ebbe un governo forte che poteva difenderlo.

L’idea di un solo partito non fu condivisa da tutti, ed i dissidenti non furono pochi, ma non ebbero la forza di essere pericolosi nei confronti del partito, totalitario, che gestì il potere, con molta attenzione per le famiglie delle fasce più deboli. Dopo il’ 25 luglio del 1943 con la caduta del regime fascista voluta dai gerarchi nell’ultima seduta del Gran Consiglio che sfiduciarono il duce, capo del fascismo e del governo. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia, che a seguito della drammatica situazione affidò l’incarico al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio che  formò il nuovo governo e la guerra continuò. Il popolo italiano si comportò prudentemente come se tutti gli italiani fossero stati dissidenti, questo atteggiamento limitò ai minimi termini le reazioni politiche ed evitò la guerra civile. L’evento ancora più tragico maturò con l’armistizio incondizionato firmato il 5 settembre, fu operativo l’8 settembre del 1943, purtroppo, una serie di meccanismi legati all’armistizio non funzionarono, l’inatteso annuncio ufficiale diramato anzitempo, procurò un disastro ben più grave della disfatta di Caporetto subita nell’ ottobre del 1917 e l’anno successivo la riscattò con una Vittoria folgorante a favore dell’Italia, travolgendo l’esercito più potente del mondo. Nel secondo periodo bellico, l’armistizio firmato con gli angloamericani si rivelò con un altro penoso calvario molto più grave della stessa II guerra mondiale e fu appesantito anche dalle conseguenze del trattato di pace firmato a Parigi nel 1947.

Dal periodo anteguerra all’anno 1938, non fu una libertà concepita  come quella garantita dalla democrazia, come è vero che mai avrei immaginato la debolezza della politica italiana, che tutti hanno avvertito in questo periodo storico. Si è vero, oggi c’è la democrazia, ma si percepisce che l’essere integrati all’Unione Europea, l’Italia corre il rischio dell’annullamento della sovranità nazionale ed il popolo che è sovrano come lo stabilisce la Costituzione, gli italiani, non furono chiamato ad esprimere come nel 1946 per il Referendum tra l’Istituzione Monarchica e quella Repubblicana.

Le azioni politiche non condivise potrebbero avere prodotto più cose negative che positive. I primi fondatori tra cui l’Italia, mirarono essenziali obiettivi giustificabili, all’epoca fu uno scenario politico molto diverso e non si ipotizzò che un giorno l’Italia sarebbe stata soggetta a possibili limiti nell’ambito della sovranità dei suoi confini nazionali. Questi sono i temi da discutere seriamente. A chi è utile la democrazia se l’Italia non più libera di varare leggi o provvedimenti di espulsioni dal nostro Paese contro gli immigrati illegali, gli extracomunitari o comunitari che compiono atti illegali, come spaccio di droga, prostituzione, furti ed altri  reati gravissimi come omicidi ai danni di persone anziane e quelle più deboli non in grado di poter opporre resistenza allo scopo di difendersi. 

Come è possibile che una nazione come l’Italia debba subire limitazioni nel legiferare condizionandola a ritardare procedimenti d’emergenza per garantire la sicurezza al cittadino italiano ed altri residenti in Italia, che pagano regolarmente le tasse dovute allo stato, Quindi, viene naturale non condividere la sudditanza all’Unione Europea. Se queste sono le condizioni, la UE non dovrebbe essere considerata una Federazione, ma con lo status attuale come Associazione di Nazioni e che ognuna di queste il diritto della sovranità nazionale. Sono  inaccettabili le limitazioni all’Italia che per legiferare debba essere vincolata alla politica dal parlamento europeo.

L’Italia continuando il cammino sul binario dell’integrazione europea, traggo una logica conclusione: temo che all’Italia in futuro subirà il ridimensionamento della sua sovranità nazionale e si percepisce che la politica quella esercitata al parlamento, faccia poco per la fascia più debole della società italiana. Ai leader di partiti italiani ed ai parlamentari italiani indipendentemente dalle loro tendenze o appartenenza agli schieramenti politici, chiedo risposta alla mia domanda: L’Italia ha il diritto di difendere la sua sovranità nazionale? 

Boston, 23 novembre 2007                                            On. Michele Frattallone