NOTIZIARIO
INFORM - N. 111 - 26 maggio 2005 

TERZA CONFERENZA ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA 

Fini:  “Assegnare un posto di primissimo piano all’azione di promozione della cultura italiana all’estero”

“Connazionali all’estero, nostri alleati naturali nelle iniziative di promozione”

ROMA – Se avesse potuto, Jean Monnet avrebbe fatto ripartire la costruzione europea non dal carbone o dall’acciaio bensì dalla cultura. Monnet, che nel ‘50 suggerì al Ministro agli Esteri francese Robert Schuman l’idea di unificare la produzione di carbone e acciaio di Francia e Germania (suggerimento che portò alla costituzione della Comunità europea per il carbone e l’acciaio, ndr) era ben consapevole dell’importanza della cultura. 

Dando avvio ai lavori, alla Farnesina, della Terza Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura (89 in 60 Paesi), il Ministro degli Esteri Gianfranco Fini è partito proprio dal ricordo di un uomo che fu fra i Padri fondatori dell’Europa contemporanea, per evidenziare l’importanza delle politiche volte a promuovere la cultura. Anche perché le politiche culturali possono favorire, ha tenuto a sottolineare il Ministro, “una  conoscenza migliore e più ravvicinata dei popoli”. Possono, insomma, favorire il dialogo tra culture diverse smussando anche le divergenze, allentando le tensioni. E il nostro Paese ha delle carte importanti da giocare per svolgere un ruolo essenziale sotto questo profilo: una  “vocazione universale che è parte integrante della nostra tradizione culturale”, l’appartenenza alla comunità europea e occidentale, la sua posizione geografica crocevia di punto di incontro di popoli, culture millenarie. 

Cultura, uno degli strumenti principe della politica estera della nostra Italia. Paese che, ha ricordato Fini, può far leva su un “retaggio nobile e ricco” come pochi altri  Il nostro è un Paese che ha un determinante punto di riferimento: “la consapevolezza del proprio patrimonio di identità, di cultura”. Ma, ha avvertito Fini “non possiamo limitarci ad una vanagloriosa esaltazione di una italianità fine a se stessa”. Non possiamo insomma addormentarci sugli allori. Nella società globale, infatti, la diffusione della cultura italiana nel mondo, come anche il successo del made in Italy ad essa strettamente legato, dipendono - e forte è stata la sottolineatura del Ministro – molto dalla nostra capacità “di valorizzare appieno”  questo patrimonio e di “metterne a frutto la sue enormi potenzialità”. 

Ripartire dalla cultura non è dunque soltanto un modo di dire. E il Ministro ha indicato con chiarezza la direttrice: assegnare “un posto di primissimo piano nella politica di relazioni internazionali dell’Italia” all’azione di promozione della cultura italiana all’estero. E la rete culturale all’estero offre un “apporto  primario” al perseguimento degli obiettivi. Fini ha indicato fra gli strumenti peculiari cui attingere in campo culturale anche le nuove tecnologie, “poderoso fattore di moltiplicazione dell’efficacia della nostra azione”. Fattore che assume ancora più rilevanza “alla luce di una disponibilità di risorse promozionali che tutti sappiamo essere limitata, e non sarebbe realistico – ha avvertito - attendersi che i vincoli ai quali siamo sottoposti possano allentarsi”. 

Ma un “posto centrale” nella strategia di promozione della cultura lo occupa sicuramente la lingua. Anche per questo, ha ricordato Fini richiamandosi a note vicende e note polemiche sorte in ambito europeo nei mesi scorsi, il governo italiano “si è opposto e continua ad opporsi ai tentativi di sottrarre alla lingua italiana il rango che le spetta in seno alle istituzioni comunitarie”. E non per “sciovinismo fuori luogo e fuori tempo”, bensì per il “riconoscimento dell’importanza vitale del pluralismo culturale come tratto distintivo dell’Europa, un’Europa unita nella diversità, di cui la lingua è fattore insostituibile”. 

Nel mondo c’è molta richiesta di italiano, ma le caratteristiche di questa domanda stanno attraversando una fase di cambiamento offrendo “opportunità preziose”. Che però vanno colte con “uno sforzo sinergico, al quale sono chiamati a concorrere tutti, Istituti, scuole, lettori, lo stesso mondo universitario e la rete, a sua volta preziosa, dei comitati della Dante Alighieri”. 

E i connazionali all’estero? Fini non ha certo mancato di evidenziare il loro ruolo. Rappresentano, ha detto, “un’altra importantissima risorsa da non trascurare”. Gli italiani nel mondo sono “ormai divenuti una realtà importante ed attiva dei Paesi in cui hanno trovato ospitalità, e quindi nostri alleati naturali nelle iniziative di promozione”. Fini ha citato come esempio connazionali negli Usa che si sono fortemente impegnati nel portare l’insegnamento della lingua italiana in 500 scuole statunitensi. “Radici che germogliano”, gli italiani all’estero, contribuendo a promuovere, diffondere, far conoscere la nostra lingua, il nostro straordinario patrimonio culturale. 

Il Ministro ha inoltre avvertito che oggi ancora più che in passato, cultura, scienza e impresa “devono operare in stretto coordinamento per conseguire obiettivi comuni”.  Perché “una  maggiore e migliore conoscenza dell’Italia di ieri e di oggi è anche funzionale alle nostre attività economiche ed imprenditoriali all’estero”. 

L’Italia, “fucina e luogo di incontro e dialogo fruttuoso tra culture diverse”, “laboratorio dello spirito europeo”, “ispirazione e motore di un progetto di integrazione” ha l’opportunità di porsi ancora e sempre più come “termine di riferimento”. E Fini ha avvertito che “potrà farlo con successo se saprà aggiornarsi rimanendo fedele alla sua identità, portando in Europa e nel mondo il proprio patrimonio di cultura (civile, giuridica, letteraria, artistica, scientifica, tecnologica ed imprenditoriale) accumulato nel corso dei secoli, ma sempre vivo e attuale”. Questo, ha concluso “l’importante compito che affidiamo ai nostri Istituti di Cultura”. (Simonetta Pitari-Inform)